Investire i propri risparmi, quali sono i migliori metodi a basso rischio?

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Risparmiare è un verbo che alberga, da sempre, nel cuore degli italiani, un popolo che ha avuto un atteggiamento più da formica che da cicala nel corso dei decenni. Una caratteristica che ha consentito alla nostra nazione, nonostante l’enorme peso del debito pubblico, di poter risultare credibile agli occhi della grande finanza internazionale, come testimoniato, ahinoi, dalla tensione sullo spread degli scorsi anni.

La maggior parte degli italiani è stato abituata, sino a quindici anni fa, ad investire in titoli “free-risk”, ovvero sia a capitale garantito, con una spiccata preferenza per titoli di stato, obbligazioni bancarie e polizza vita di Ramo I. Una serie di asset che, nel corso dell’ultimo decennio, forniscono rendimenti infimi o, come nel caso di obbligazioni e titoli di stato, addirittura negativi.

Come gestire un piccolo patrimonio di risparmi

In un simile contesto, spinti dall’esigenza di ottenere rendimenti positivi, gli italiani hanno dovuto cambiare atteggiamento, accettando, seppur in misura contenuta, un po’ di volatilità, che non si traduce, giocoforza, nell’accettare un grado di rischio alto. Tutt’altro. Esiste la possibilità, infatti, di vedere remunerato i propri risparmi assumendosi un rischio basso, senza temere, in alcun modo, di vedere andare in fumo l’intero capitale investito.

Una tipologia di prodotto di risparmio è sicuramente il fondo comune, diventato in poco tempo uno dei metodi preferiti dagli investitori per capitalizzare cifre come 10000 euro. Per capire cos’è un fondo comune di investimento, è indispensabile partire dalla sua definizione: istituto di intermediazione finanziaria definito come “organismo di investimento collettivo del risparmio costituito in forma di patrimonio autonomo, suddiviso in quote, istituito e gestito da un gestore“.

I fondi comuni di investimento, al pari di altri strumenti finanziari, sono catalogati con gradi di rischio differenti da 1 (rischio più basso) a 7 (rischio più alto), ognuno dei quali investe in settori specifici o in comparti finanziari specifici, anche se negli ultimi dieci anni sono cresciuti, a ragion veduta, i fondi flessibili, bilanciati o multi-asset.

Rispetto all’acquisto di singoli titoli, obbligazionari o azionari che siano, i fondi comuni sono un ottimo asset per diversificare, adeguatamente, i propri risparmi. In un singolo fondo, infatti, sono presenti un significativo numero di titoli, che offrono la garanzia di non andare incontro ad un default e di vedere scemare totalmente i propri risparmi.

Come possono essere d’aiuto i fondi comuni

Lo sanno bene, ad esempio, quei risparmiatori che qualche decennio fa avevano investito la totalità, o quasi, dei propri risparmi in strumenti finanziari di un unico emittente, come nei casi Parmalat e Cirio, solo per citare due dei più noti e celebri: la presenza di un ampio numero di soggetti evita di vedere dilapidato totalmente il proprio patrimonio.

È opportuno, poi, scegliere – in base all’ammontare del proprio patrimonio finanziario – un numero congruo di fondi con filosofie di investimento diverse tra loro, per rendere ancora più concreto e tangibile il concetto di diversificazione. Un ottimo modo per approcciarsi ai mercati finanziari è il piano di accumulo, che consente di investire gradualmente assumendosi rischi inferiori rispetto ad un versamento in un’unica soluzione.

Un’alternativa ai fondi comuni è rappresentata dagli ETF, acronimo di Exchange Traded Funds. A differenza dei fondi, gli ETF sono un asset che replica passivamente l’andamento di un determinato indice, sia che esso sia azionario, obbligazionario o afferente al mondo delle materie prime.

Un’altra importante differenza riguarda direttamente la sfera economica: se i fondi comuni implicano l’applicazione di commissioni di entrate, uscita e di gestione che rappresentano, non di rado, un elevato costo per il risparmiatore, gli ETF hanno oneri assai modesti o addirittura nulli, ma non consentono una gestione attiva del rischio.

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